Da sinistra: Roberto Pennisi, Badreddine Ben Hai Mohamed (papà di Bahaeddine) e 
il Prof. Antonio Speranza; davanti: il piccolo Bahaeddine Ben Hai Mohamed all’arrivo a Napoli

Il 4 febbraio 2014 il Dott. Roberto Pennisi è stato contattato dal Prof. Antonio Speranza, un caro amico in missione volontaria in Tunisia, per soccorrere un ragazzo di 12 anni, Bahaeddine Beb Haj Mohamed, che è diventato quasi cieco a causa di un tumore benigno cerebrale.

«Caro Roberto, grazie. E’ un ragazzino che non conoscevo, ma non posso certo restare inerte. E’ di grande intelligenza ed è bravissimo a scuola. Pensa che a 12 anni parla bene anche il francese ed è per questo che ha potuto dirmi che preferisce morire se deve diventare cieco, perché l’estrema miseria della sua famiglia unita alla cecità lo farebbe diventare meno che un oggetto. In allegato i referti recenti. Forse fra un paio di giorni riuscirò ad avere un dischetto dall’ospedale, ma qui le cose sono lente e difficili (inoltre io sono lontano da Sousse dove è l’ospedale, perché non sono in vacanza nei centri turistici ma in uno sperduto e povero villaggio del sud). Aspetto tue notizie. Grazie ancora. Con affetto Antonio.»

Dopo aver contattato l’Ospedale Santobono, sono stati acquistati i biglietti aerei per il trasferimento a Napoli del ragazzo Tunisino che verrà operato al più presto presso il reparto di Neurochirurgia per asportare il tumore, allo scopo di evitare la cecità.
Venerdì 14 febbraio alle 12:30 il piccolo Bahaeddine è arrivato a Napoli in compagnia del padre e del Prof. Speranza.

Per concludere non ci sono parole più belle di quelle scritte nell’ultima e-mail del Prof. Speranza, che  riportiamo di seguito:

«Tutto – dico tutto – il villaggio è in festa perché il padre ha comunicato da Tunisi che finalmente si va verso l’intervento; si sentivano i battimani. Un integralista che si è sempre rifiutato persino di darmi la mano, mi ha fatto dire che in fondo i cristiani sono meglio dei musulmani…

Roberto, non potrò mai esprimerti compiutamente la mia gratitudine.

Antonio»

Leggi anche l’articolo pubblicato su “Il Mattino di Napoli”